Deborah Rappoccio, nata a Reggio Calabria nel 1991, dopo il diploma al liceo linguistico, indirizza il suo percorso formativo sulla ricerca del racconto per immagini, focalizzandosi sulla fotografia documentaria e di reportage.

La sua formazione, inizialmente autodidatta, si arricchisce poi delle lezioni dei grandi maestri del fotogiornalismo italiano e internazionale, tra cui Lynn Johnson, Erika Larsen, William Daniels, Randy Olson, Tiziana Faraoni, Emiliano Mancuso, Penny de Los Santos, Marco Pinna e molti altri. L’eterogeneità dei punti di vista diversi sul mondo della fotografia le permette di arricchire i modi e i metodi con i quali si approccia alle storie da raccontare.

Il focus di partenza su cui sperimentare le sue capacità narrative è formato dall’insieme dei luoghi in cui ha sempre vissuto: tramite l’obiettivo della fotocamera riesce a far emergere nuove peculiarità dalla sua visione dello Stretto di Messina. Questa ricerca meticolosa e quasi ossessiva di un territorio geograficamente marginale, ma centrale nella storia del Mediterraneo, sfocia nella sua prima pubblicazione sulla rivista cartacea di National Geographic Italia.

La seconda pubblicazione arriva con la rivista L’Espresso, con un articolo incentrato sull’Ambulatorio di Medicina Solidale ACE e sulle persone che ne fanno parte, situato sempre sul territorio di Reggio Calabria.

Continua a studiare i grandi maestri e i fotografi emergenti contemporanei, in una ricerca profonda che sia da stimolo ed ispirazione a raccontare nuove storie, sviscerandole con cura e dedizione e mai con freddo distacco, ma sempre in un rapporto di comprensione profonda.